Disabile sventa borseggio sul bus. Malmenato, nessuno interviene.
L'articolo è qui.
Roma, il racconto dell'unico passeggero che è intervenuto
L'autista: "Appena mi sono accorto della lite, l'ho sedata"
Disabile sventa borseggio sul bus
Malmenato, nessuno interviene
ROMA - "Sporco down, malato di mente". Così Gianluca, un giovane gentile, timido, con un evidente ritardo mentale, si è sentito apostrofare da un borseggiatore che aveva sorpreso a frugare nella borsetta di un'anziana donna, su un bus dell'Atac a Roma. Insulti e poi giù un pugno assestato in pieno volto. Ma in favore del giovane, nell'affollato autobus, pieno di turisti e romani, che copre la tratta tra la stazione Termini ed il centro storico, nessuno pare abbia mosso un dito. Nessuno ha fiatato anzi, qualcuno, avrebbe addirittura censurato il suo comportamento che avrebbe messo a rischio l'incolumità dei passeggeri esposti alla reazione del malvivente, sorpreso con le mani nel sacco, in questo caso nella borsa, e dei suoi complici.
Trattasi di notizia vera? Chi lo sa.
Un giovane down sventa un borseggio.
Un giovane down che viene malmenato in autobus.
Non una persona che si lamenti della situazione se non un giornalista.
Autista omertoso, così come l'anziana donna nella cui borsa stavano frugando.
Possibile... fino all'autista omertoso... ma è possibile che la vittima del borseggio non abbia detto niente, non un grazie, al giovane down? Sì... possibile... ma deprimente, se vero...
La vicenda viene raccontata da un testimone oculare: un giovane giornalista che lavora nell'ufficio stampa del Ministero delle Politiche agricole. L'unico a bordo della linea 40 che ieri, giorno della Befana, abbia in qualche modo cercato di difendere Gianluca.
"Ero su un autobus dell'Atac, la vettura 224 della linea 40 - racconta Cappeddu - che, partito dalla Stazione Termini, si muoveva in direzione del centro storico. Giunti in Corso Vittorio Emanuele, poco dopo Largo di Torre Argentina un ragazzo disabile, di circa 30 anni di età, con un evidente ritardo mentale ma lucido, dall'aspetto bonario e autonomo dal punto di vista motorio, ha cominciato a gridare indicando un borseggiatore straniero, forse di etnia nordafricana, con le mani nella borsa di una passeggera del mezzo seduta vicina al ragazzo".
Secondo Cappeddu il malvivente, con l'aiuto di due complici, appena si è reso conto di essere stato scoperto, si è scagliato contro il ragazzo. "Lo ha colpito con forza al viso e o lo ha insultato al grido di "sporco down, malato di mente".
"In quel momento sono intervenuto - aggiunge Cappeddu - chiedendo all'autista di fermare la vettura e chiamare i carabinieri. Il conducente mi ha però risposto che non poteva altrimenti sarebbe stato accusato di interruzione di pubblico servizio e così, appena è giunto alla fermata successiva, ha aperto le porte anteriori. I tre delinquenti sono scesi dal mezzo e scappati via".
La risposta dell'autista - secondo quanto riferisce Capeddu - è demenziale.
Fino a quale punto l'autista può definire cosa è grave o meno per la legge?
Se ci fosse stato uno stupro nell'autobus, avrebbe fermato la vettura per fare intervenire i Carabinieri?
Se nell'autobus avessero scoperto Osama Bin Laden e il Mullah Omar giocare a rubamazzo, avrebbero fermato la vettura per fare intervenire i Carabinieri?
Infine, per risolvere il problema più velocemente di Fabio Massimo, l'autista ha aperto, forse spalancato come le acque del Mar Rosso davanti a Mosé, le porte anteriori per far fuggire i tre borseggiatori alla prima fermata possibile, evitando così risse, macchie di sangue in carrozza e ritardi dovuti a - non voglia mai dio - intervento dei Carabinieri.
"Nessun altro dei passeggeri presenti è intervenuto - conclude Cappeddu - anzi, uno di questi mi ha apostrofato in malo modo consigliandomi di farmi gli affari miei". Poi Cappeddu spiega di essere sceso dall'autobus per accompagnare Gianluca a piazza Navona dove doveva recarsi forse per un giro tra le bancarelle della Befana.
"Non gli ho chiesto altro, né le sue generalità. Ha aperto il portafogli, mi ha detto il suo nome e mi ha mostrato un tesserino che accertava la sua invalidità al 100 per 100. Tra le sue cose c'era anche una tessera dell'arma dei carabinieri e mi ha detto con orgoglio, prima di salutarmi, che il papà indossava la divisa".
Sempre dalle parole di Capeddu: un passeggero dona un consiglio per vivere cent'anni ovvero il farsi una vagonata di cazzi propri. Se la storia è vera, auguro a costui di ritrovarsi con una pistola alla tempia e vedere passare una carovana di persone che si fanno i cazzi propri per vivere più a lungo. Not in my backyard.
E dopo la denuncia del giornalista, arriva la nota dell'Atac. In cui l'azienda di trasporto pubblico di Roma informa di aver già rintracciato l'autista che era ieri alla guida dell'autobus della linea 40; il conducente racconta la vicenda dal suo punto di vista, difendendo il suo operato: "Bisogna considerare che l'autobus è
uno di quelli snodabili e che tra l'altro era pieno, comunque io non ho visto nessun borseggio né nessuno menare le mani, ma solo un litigio tra questi ragazzi extracomunitari e il giovane disabile. Una volta alla fermata ho invitato tutti alla calma, cosa che è avvenuta. I giovani extracomunitari sono scesi e ho invitato il disabile a venire vicino alla cabina di guida. Ho suggerito poi al ragazzo di scendere alla fermata successiva, per evitare qualsiasi strascico".
E qui si ritorna al demenziale.
Supponiamo che il racconto del giornalista non sia vero.
Supponiamo che autista abbia ragione e che questa storia triste non sia che una parabola falsa.
Esaminiamo le parole dell'autista dell'ATAC, allora...:
"l'autobus è di quelli snodabili ed era pieno"
"io non ho visto nessun borseggio né nessuno menare le mani"
"solo un litigio tra questi ragazzi extracomunitari e il giovane disabile"
"ho invitato tutti alla calma, cosa che è avvenuta"
"i giovani extracomunitari sono scesi"
"ho suggerito al ragazzo di scendere alla fermata successiva"
Che l'autobus sia snodabile è un dato interessante solo se vuoi dimostrare che non hai visto nulla perché stavano tutti in fondo all'autobus. Ma se così è - come confermi dall'affermazione successiva - come hai fatto a richiamare tutti alla calma e, in mezzo alla folla, tra una fermata e l'altra, farli arrivare tutti al fronte di un bus snodabile?
Non hai visto menare le mani ma hai notato un litigio tra tre giovani extracomunitari e un ragazzo down e quindi più debole: non hai avuto dubbi sul fatto che fosse tutto nella norma, vero? Anzi: immagino che tu abbia anche pensato che sia stato il ragazzo down, dall'alto del suo handicap a cercare la rissa con tre baldi giovani, vero?
Hai invitato tutti alla calma e, come Salomone, l'hai ottenuta. Litigio, rissa, quattro persone più un giornalista - di cui ti sei stranamente dimenticato nelle dichiarazioni ufficiali - ed è bastata la tua voce calma per sedare il tutto, invitare alla cortese discesa i tre giovani extracomunitari, rassicurare questo povero ragazzo un po' indietro e farlo scendere alla fermata successiva senza necessità di chiamare le Forze dell'Ordine. Ma perché hai scelto di fare l'autista dell'ATAC? Doti come le tue non dovrebbero essere sprecate così.
Bene: adesso ti traduco come leggo io questa storia...
Un uomo down (30 anni ti permettono di essere definito un uomo, non più un ragazzo) e quindi - non per colpa sua - più ingenuo delle iene che siamo diventate noi adesso vede un borseggio ai danni di una signora e lo sventa.
Tre borseggiatori - smettiamola di usare la parola giovani per istigare pietà - provenienti da una paese non Europeo e quindi extracomunitari e dunque pericolosi per chiunque volesse intromettersi gli insegnano che queste cose non si fanno visto che tre persone e probabilmente di stazza media possono permettersi di insegnare la vita ad una persona down e quindi con qualche difficoltà di movimento e rapidità di pensiero. Forse, davanti ad un pugile alto due metri, i tre simpatici protagonisti si sarebbero limitati a ringraziare sorridendo. Ma è solo una mia ipotesi.
Un intero autobus, ivi compreso la vittima del borseggio, ritiene più utile tacere, non vedere, non sentire. Chiudere occhi, orecchie e bocca e l'omertà è raggiunta. Mai sentire un moto di orgoglio nel sangue. Meglio essere vigliacchi ma vivi.
Solo una persona si sente in dovere di difendere il ragazzo: nessuno lo supporta, anzi!, la seconda lezione che arriva è un inno al farsi i cazzi propri visto che l'uomo down, con questa sua boutade, ha messo a rischio di pericolo un intero bus di pecore.
La terza lezione è che non bisogna mai alzare la testa e la insegna l'autista del bus che - con le sue parole e le sue contraddizioni - ci racconta che la storia del giornalista è tutta vera e che anche lui ha preferito la saggezza di chi ha paura (i tre maghrebini/sudamericani/romeni/africani - non ci viene detto dall'autista ma è un'ipotesi del giornalista - risaliranno su quel bus, prima o poi, no?) rispetto all'orgoglio di difendere un debole.
Che mondo triste questo nostro.
Roma, il racconto dell'unico passeggero che è intervenuto
L'autista: "Appena mi sono accorto della lite, l'ho sedata"
Disabile sventa borseggio sul bus
Malmenato, nessuno interviene
ROMA - "Sporco down, malato di mente". Così Gianluca, un giovane gentile, timido, con un evidente ritardo mentale, si è sentito apostrofare da un borseggiatore che aveva sorpreso a frugare nella borsetta di un'anziana donna, su un bus dell'Atac a Roma. Insulti e poi giù un pugno assestato in pieno volto. Ma in favore del giovane, nell'affollato autobus, pieno di turisti e romani, che copre la tratta tra la stazione Termini ed il centro storico, nessuno pare abbia mosso un dito. Nessuno ha fiatato anzi, qualcuno, avrebbe addirittura censurato il suo comportamento che avrebbe messo a rischio l'incolumità dei passeggeri esposti alla reazione del malvivente, sorpreso con le mani nel sacco, in questo caso nella borsa, e dei suoi complici.
Trattasi di notizia vera? Chi lo sa.
Un giovane down sventa un borseggio.
Un giovane down che viene malmenato in autobus.
Non una persona che si lamenti della situazione se non un giornalista.
Autista omertoso, così come l'anziana donna nella cui borsa stavano frugando.
Possibile... fino all'autista omertoso... ma è possibile che la vittima del borseggio non abbia detto niente, non un grazie, al giovane down? Sì... possibile... ma deprimente, se vero...
La vicenda viene raccontata da un testimone oculare: un giovane giornalista che lavora nell'ufficio stampa del Ministero delle Politiche agricole. L'unico a bordo della linea 40 che ieri, giorno della Befana, abbia in qualche modo cercato di difendere Gianluca.
"Ero su un autobus dell'Atac, la vettura 224 della linea 40 - racconta Cappeddu - che, partito dalla Stazione Termini, si muoveva in direzione del centro storico. Giunti in Corso Vittorio Emanuele, poco dopo Largo di Torre Argentina un ragazzo disabile, di circa 30 anni di età, con un evidente ritardo mentale ma lucido, dall'aspetto bonario e autonomo dal punto di vista motorio, ha cominciato a gridare indicando un borseggiatore straniero, forse di etnia nordafricana, con le mani nella borsa di una passeggera del mezzo seduta vicina al ragazzo".
Secondo Cappeddu il malvivente, con l'aiuto di due complici, appena si è reso conto di essere stato scoperto, si è scagliato contro il ragazzo. "Lo ha colpito con forza al viso e o lo ha insultato al grido di "sporco down, malato di mente".
"In quel momento sono intervenuto - aggiunge Cappeddu - chiedendo all'autista di fermare la vettura e chiamare i carabinieri. Il conducente mi ha però risposto che non poteva altrimenti sarebbe stato accusato di interruzione di pubblico servizio e così, appena è giunto alla fermata successiva, ha aperto le porte anteriori. I tre delinquenti sono scesi dal mezzo e scappati via".
La risposta dell'autista - secondo quanto riferisce Capeddu - è demenziale.
Fino a quale punto l'autista può definire cosa è grave o meno per la legge?
Se ci fosse stato uno stupro nell'autobus, avrebbe fermato la vettura per fare intervenire i Carabinieri?
Se nell'autobus avessero scoperto Osama Bin Laden e il Mullah Omar giocare a rubamazzo, avrebbero fermato la vettura per fare intervenire i Carabinieri?
Infine, per risolvere il problema più velocemente di Fabio Massimo, l'autista ha aperto, forse spalancato come le acque del Mar Rosso davanti a Mosé, le porte anteriori per far fuggire i tre borseggiatori alla prima fermata possibile, evitando così risse, macchie di sangue in carrozza e ritardi dovuti a - non voglia mai dio - intervento dei Carabinieri.
"Nessun altro dei passeggeri presenti è intervenuto - conclude Cappeddu - anzi, uno di questi mi ha apostrofato in malo modo consigliandomi di farmi gli affari miei". Poi Cappeddu spiega di essere sceso dall'autobus per accompagnare Gianluca a piazza Navona dove doveva recarsi forse per un giro tra le bancarelle della Befana.
"Non gli ho chiesto altro, né le sue generalità. Ha aperto il portafogli, mi ha detto il suo nome e mi ha mostrato un tesserino che accertava la sua invalidità al 100 per 100. Tra le sue cose c'era anche una tessera dell'arma dei carabinieri e mi ha detto con orgoglio, prima di salutarmi, che il papà indossava la divisa".
Sempre dalle parole di Capeddu: un passeggero dona un consiglio per vivere cent'anni ovvero il farsi una vagonata di cazzi propri. Se la storia è vera, auguro a costui di ritrovarsi con una pistola alla tempia e vedere passare una carovana di persone che si fanno i cazzi propri per vivere più a lungo. Not in my backyard.
E dopo la denuncia del giornalista, arriva la nota dell'Atac. In cui l'azienda di trasporto pubblico di Roma informa di aver già rintracciato l'autista che era ieri alla guida dell'autobus della linea 40; il conducente racconta la vicenda dal suo punto di vista, difendendo il suo operato: "Bisogna considerare che l'autobus è
uno di quelli snodabili e che tra l'altro era pieno, comunque io non ho visto nessun borseggio né nessuno menare le mani, ma solo un litigio tra questi ragazzi extracomunitari e il giovane disabile. Una volta alla fermata ho invitato tutti alla calma, cosa che è avvenuta. I giovani extracomunitari sono scesi e ho invitato il disabile a venire vicino alla cabina di guida. Ho suggerito poi al ragazzo di scendere alla fermata successiva, per evitare qualsiasi strascico".
E qui si ritorna al demenziale.
Supponiamo che il racconto del giornalista non sia vero.
Supponiamo che autista abbia ragione e che questa storia triste non sia che una parabola falsa.
Esaminiamo le parole dell'autista dell'ATAC, allora...:
"l'autobus è di quelli snodabili ed era pieno"
"io non ho visto nessun borseggio né nessuno menare le mani"
"solo un litigio tra questi ragazzi extracomunitari e il giovane disabile"
"ho invitato tutti alla calma, cosa che è avvenuta"
"i giovani extracomunitari sono scesi"
"ho suggerito al ragazzo di scendere alla fermata successiva"
Che l'autobus sia snodabile è un dato interessante solo se vuoi dimostrare che non hai visto nulla perché stavano tutti in fondo all'autobus. Ma se così è - come confermi dall'affermazione successiva - come hai fatto a richiamare tutti alla calma e, in mezzo alla folla, tra una fermata e l'altra, farli arrivare tutti al fronte di un bus snodabile?
Non hai visto menare le mani ma hai notato un litigio tra tre giovani extracomunitari e un ragazzo down e quindi più debole: non hai avuto dubbi sul fatto che fosse tutto nella norma, vero? Anzi: immagino che tu abbia anche pensato che sia stato il ragazzo down, dall'alto del suo handicap a cercare la rissa con tre baldi giovani, vero?
Hai invitato tutti alla calma e, come Salomone, l'hai ottenuta. Litigio, rissa, quattro persone più un giornalista - di cui ti sei stranamente dimenticato nelle dichiarazioni ufficiali - ed è bastata la tua voce calma per sedare il tutto, invitare alla cortese discesa i tre giovani extracomunitari, rassicurare questo povero ragazzo un po' indietro e farlo scendere alla fermata successiva senza necessità di chiamare le Forze dell'Ordine. Ma perché hai scelto di fare l'autista dell'ATAC? Doti come le tue non dovrebbero essere sprecate così.
Bene: adesso ti traduco come leggo io questa storia...
Un uomo down (30 anni ti permettono di essere definito un uomo, non più un ragazzo) e quindi - non per colpa sua - più ingenuo delle iene che siamo diventate noi adesso vede un borseggio ai danni di una signora e lo sventa.
Tre borseggiatori - smettiamola di usare la parola giovani per istigare pietà - provenienti da una paese non Europeo e quindi extracomunitari e dunque pericolosi per chiunque volesse intromettersi gli insegnano che queste cose non si fanno visto che tre persone e probabilmente di stazza media possono permettersi di insegnare la vita ad una persona down e quindi con qualche difficoltà di movimento e rapidità di pensiero. Forse, davanti ad un pugile alto due metri, i tre simpatici protagonisti si sarebbero limitati a ringraziare sorridendo. Ma è solo una mia ipotesi.
Un intero autobus, ivi compreso la vittima del borseggio, ritiene più utile tacere, non vedere, non sentire. Chiudere occhi, orecchie e bocca e l'omertà è raggiunta. Mai sentire un moto di orgoglio nel sangue. Meglio essere vigliacchi ma vivi.
Solo una persona si sente in dovere di difendere il ragazzo: nessuno lo supporta, anzi!, la seconda lezione che arriva è un inno al farsi i cazzi propri visto che l'uomo down, con questa sua boutade, ha messo a rischio di pericolo un intero bus di pecore.
La terza lezione è che non bisogna mai alzare la testa e la insegna l'autista del bus che - con le sue parole e le sue contraddizioni - ci racconta che la storia del giornalista è tutta vera e che anche lui ha preferito la saggezza di chi ha paura (i tre maghrebini/sudamericani/romeni/africani - non ci viene detto dall'autista ma è un'ipotesi del giornalista - risaliranno su quel bus, prima o poi, no?) rispetto all'orgoglio di difendere un debole.
Che mondo triste questo nostro.
0 Comments:
Post a Comment
<< Home