Sunday, November 19, 2006

It's not luck

It's not luck di Eliyahu M. Goldratt.

Dovessi solo criticare il libro, non avrei dubbi.

Il libro è scritto da una persona che non sa scrivere (tal Eliyahu M. Goldratt), impaginato in PDF e tradotto da persone che non sanno né impaginare né tradurre (il frontespizio cita MST - Methods for System Thinking). Per amore di polemica, noto che tra i loro clienti più noti trovansi il "Centro Ricerche Fiat" - saranno loro i progettisti della nuova Croma? - e la Casa di cura per anziani Villa Sorriso. Non male come curriculum. Ora ci sarà anche l'azienda per cui lavoro io. Chapeau.

La lettura eviscera un sentimento di noia indescrivibile attraverso una trama che avvince quanto l'idea di essere lapidato in pubblico colpito da torte ripiene di merda.

La trama - sconvolgente - racconta di un mega-iper-fanta-super-ultra General Manager che tutti amano per la sua intelligenza, sagacia, bontà, sicurezza ed altri venti tipi diversi di pregi ma soprattutto per la sua capacità di analisi delle situazioni e dei conflitti. Oh!, quanti di questi meravigliosi personaggi ho conosciuto in vita! Il primo Amministratore delegato che ho conosciuto era un alcoolizzato che non sapeva abbinare camicia e pantalone (quale cravatta?). Un buon 99% degli alti dirigenti che ho conosciuto, poi, non era apprezzato neppure dalla propria famiglia e - in balia di un problema - avrebbe squartato il cuore della persona più amata pur di scaricarlo (e con esso l'eventuale responsabilità di colpa) su chiunque altro.

Costui, sottoposto alla necessità di vendere tre aziende di cui è responsabile, in poche settimane riesce a decuplicarne valore, fatturato e redditività (tutto insieme! che bello!) per tramite di una semplice analisi dei processi. Inoltre aiuta anche la figlia nella relazione con la propria migliore amica e con il fidanzato e permette al figlio di trovare un business meraviglioso per fare soldi in abbondanza.

Non risponde però alla mia domanda pressante: enorme testa di minchia fritta, se le tue splendide aziende (che hai salvato nel primo libro della trilogia: oh, yeah!) erano in una situazione tale che - con semplici ragionamenti, senza abbassare i prezzi, senza innovare alcunché, senza spendere soldi - avrebbero potuto decuplicare i propri introiti, perché, genio della teoria dei conflitti!, non te ne sei reso conto prima e non hai messo in pratica tutto questo ragionamento prima che ti obbligassero di venderle? e perché, genio del management, le aziende concorrenti - dopo aver visto la tua "offerta mafiosa" funzionare - non dovrebbero copiarla e riportare il tutto alle quote di mercato precedenti?
Ma forse sono stupido io a pormi domande così complesse. Adesso vado a chiamare i TdG e mi faccio spiegare da loro come "vivere in un mondo molto molto più migliore".

A memoria mi sfugge una lettura più inutile, ridicola, insulsa.


La cosa più simpatica, però, è che la mia società sta organizzando dei corsi - e li paga bene, immagino - per sensibilizzare il nuovo management di secondo livello (che è cambiato rispetto alla settimana prima, a proposito...) e già si vedono i primi risultati: personaggi dalla lingua felpata che parlano di "nuvole da evaporare", di "iniezioni" e di "teoria dei conflitti" pur senza ricordarci che hanno bisogno del GPS per tornare a casa la sera.


Mi sono spesso chiesto chi telefona ai vari maghi in televisione, chi chiama Vanna Marchi per avere le alghe dimagranti (una la conosco: è una mia ex che ora è dirigente in Rinascente...), chi si fa predire il futuro dalla lettura dei nei sulla schiena. Persone malate, probabilmente. Questo mi dicevo.

Poi ho conosciuto un dirigente d'azienda che pensava che tutti - dai clienti ai fornitori ai dipendenti - cercassero di fregarlo e che cercava in tutti i modi di fregare tutti quanti. Il risultato era che tutti capivano i suoi movimenti e, pur non essendo partiti con quest'idea precisa nella mente, cercavano sempre di metterglielo in culo sorridendo. E lui: zero. Non capiva. Il vuoto. Anzi: nel caso, interpretava la realtà all'opposto. Incredibile. Ma vero.

Ecco qui una medesima situazione. Una società di barbagianni, capaci di vendere non solo fumo ma anche fumo fritto piuttosto che focalizzarsi su prodotti seri (che hanno, si badi!) che si lascia sviare dallo specchietto luminoso di altri barbagianni che vendono fumo fritto profumato di fumo fritto e senza neppure avere un prodotto serio! Incredibile. Ma vero.

Adesso però mi chiedo... se la catena alimentare è questa: come posso farmi barbagianni e vendere a questi ultimi barbagianni del fumo così trasparente che non si vede e non se ne sente neppure l'odore? Ci devo pensare. Mi sembrerà forse incredibile. Ma, visti i precedenti, neppure più di tanto.

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